12. Diagnosi e terapia

Dio è sia cielo che inferno, sia ricompensa che dannazione. Tutti gli uomini sono stati creati per vederLo eternamente nella sua gloria increata. Egli sarà per ciascun uomo cielo o inferno, ri­compensa o dannazione a seconda della risposta umana all'amore divino e a seconda della trasformazione umana dall'egoismo, nel quale l'amore gravita attorno al proprio io, all'accoglienza del­l'amore divino che non cerca i propri fini.

Three Hierarchs1

Arrivati a questo punto, volgeremo la nostra attenzione a quegli aspetti che compongono le differenze tra la teologia romana e quella franca. Tali aspetti hanno determinato un forte impatto sullo sviluppo delle divergenze nella dottrina ecclesiastica. La fondamentale differenza può essere individuata come se fosse una diagnosi d'una malattia spirituale alla quale si deve applicare la sua terapia.

La divinizzazione è la visione di Dio nella quale viene sperimen­tata l'uguaglianza d'ogni mezzo e il valore assoluto di ciascun uomo. Dio ama tutti gli uomini ugualmente e senza discrimina­zioni, incurante d'ogni loro livello morale. Dio ama con lo stesso amore sia la santità che il diavolo. Insegnare diversamente, come Agostino e i franchi, significa dimostrare palesemente l'ignoranza di cosa sia la divinizzazione.

Dio si moltiplica e si divide incessantemente nelle Sue increate energie, indiviso fra realtà divise, cosicché è presente con l'azione ed è assente con la natura in ogni singolo elemento del creato. Egli è presente dappertutto ed è allo stesso tempo assente. Que­sto è il mistero fondamentale della presenza di Dio nelle Sue creature e mostra che gli universali, non esistendo in Dio, pos­sono essere stati concepiti solo in uno stato di non illumina­zione, come nella tradizione agostiniana.

Dio è sia cielo che inferno, sia ricompensa che dannazione. Tutti gli uomini sono stati creati per vederLo eternamente nella sua gloria increata. Egli sarà per ciascun uomo cielo o inferno, ri­compensa o dannazione a seconda della risposta umana all'amore divino e a seconda della trasformazione umana dall'egoismo, nel quale l'amore gravita attorno al proprio io, all'accoglienza del­l'amore divino che non cerca i propri fini.

Si può constatare come la comprensione franca del cielo e del­l'inferno, descritta poeticamente da Dante, John Milton e James Joyce, sia perfettamente estranea alla tradizione ortodossa. Questa è un'altra delle ragioni per cui il cosiddetto umanesimo di alcuni romano-orientali (uniti al papato franco) fu un serio re­gresso e non un progresso culturale.

Quando tutti gli uomini vedranno Dio, nessuna religione potrà rivendicare a se stessa il potere di spedire le persone al cielo o al­l'inferno. Ecco perché i veri padri spirituali si preparano in modo tale da contemplare la gloria di Dio come beatitudine e non come tormento, come ricompensa e non come dannazione. Allora lo scopo primario del Cristianesimo ortodosso consiste nel preparare i propri membri ad un'esperienza che tocca, presto o tardi, ogni essere umano.

Mentre il cervello è il centro dell'adattamento umano all'am­biente, la facoltà noetica nel cuore è l'organo primario per la comunione con Dio. La caduta dell'uomo o lo stato ereditato dal peccato consiste:

  1. nel fallimento totale o parziale della funzione della facoltà noetica;

  2. nella sua confusione con le funzioni del cervello e del corpo in genere;

  3. nel logico risultato di questo fallimento e confusione: la schiavitù all'ambiente.

Ciascun individuo sperimenta la caduta della propria facoltà noe­tica. Così è evidente perché la comprensione agostiniana della caduta dell'uomo vista nell'eredità della colpa per il peccato di Adamo ed Eva non è e non può essere accettata dalla tradizione ortodossa.

Ci sono noti due sistemi della memoria costruiti nel cervello de­gli esseri viventi:

  1. nel primo si determina la funzione e lo sviluppo dell'indivi­duo in relazione a sé;

  2. nel secondo si determina la funzione dell'individuo in rela­zione al suo ambiente.

Oltre a questo, la tradizione patristica è consapevole dell'esi­stenza di un'altra memoria situata nel cuore degli esseri umani. Essa normalmente o non funziona o è poco sfruttata. Quando viene messa in azione dalla preghiera noetica, tale facoltà include una memoria incessante di Dio che comporta la normalizzazione di tutte le relazioni.

Se la facoltà noetica non è pienamente attiva, l'uomo è soggetto all'ansia e le sue relazioni con gli altri sono di tipo essenzial­mente utilitaristico.

Così, il motivo radicale d'ogni anormale relazione tra Dio e l'uomo e tra l'uomo e il suo prossimo — peculiare caratteristica dell'uomo decaduto — è la facoltà noetica mal funzionante che utilizza Dio e la natura in funzione d'una comprensione in grado di garantire la sicurezza e la felicità umana. L'uomo al di fuori della di­vinizzazione immagina l'esistenza di un dio o di idoli come proiezioni psicologiche del suo bisogno di sicurezza e felicità.

Tutti gli uomini hanno questa facoltà noetica nel cuore e ciò si­gnifica che tutti sono in diretta relazione con Dio anche se si pongono su diversi livelli. Tali livelli sono determinati dal grado di resistenza della singola persona alla schiavizzazione del suo ambiente fisico e sociale e da quanto l'uomo permetta d'essere diretto da Dio. Ogni individuo è sostenuto dalla gloria divina increata. Il risie­dere di questa gloria divina increata e di questa luce increata, creativa e sussistente nell'uomo, viene nominato con diversi termini. Alcuni sono "regola", "potere" e "grazia di Dio". La re­azione umana a questa diretta relazione o comunione con Dio può variare dall'indurimento del cuore (lo spegnimento della scintilla della grazia) all'esperienza della divinizzazione raggiunta dai profeti, dagli apostoli e dai santi.

Questo significa che tutti gli uomini sono uguali nel possedere la facoltà noetica, ma si diversificano nella qualità o nel grado di funzione della stessa.

E' importante non cancellare la chiara distinzione tra la spiritua­lità, che è radicata principalmente nella facoltà noetica del cuore, e l'intellettualità, che è radicata nel cervello. Così:

  1. Una persona con piccoli conseguimenti intellettuali può ac­cedere al livello più alto della perfezione noetica;

  2. oppure, un uomo dai più alti conseguimenti intellettuali può cadere al livello infimo dell'imperfezione noetica;

  3. ma si possono anche raggiungere livelli elevati sia nell'intel­letto che nella perfezione noetica;

  4. o si può avere scarso compimento intellettuale a causa dell'indu­rimento del cuore.

Il ruolo del Cristianesimo era originalmente più simile a quello della professione di medico, particolarmente a quella degli odierni psicologi e psichiatri.

L'uomo ha una facoltà noetica nel cuore mal funzionante o to­talmente disattivata ed è compito specialmente del clero appli­care la cura dell'incessante memoria di Dio, ossia la cura dell'in­cessante preghiera che porta all'illuminazione.

La vera preparazione per la visione di Dio conosce due momenti: la purificazione e l'illuminazione della facoltà noetica. Senza questi è impossibile che l'amore egoista dell'uomo sia trasfor­mato in amore altruista. Questa trasformazione avviene nello stadio più alto dell'illuminazione chiamato theoria, ot­tenuta tramite l'incessante ininterrotta memoria di Dio.

Coloro che rimangono egoisti e chiusi in loro stessi con un cuore indurito e sigillato all'amore di Dio non ne vedranno la gloria in questa vita. Alla fine la gloria di Dio da loro voluta sarà simile ad un fuoco eternamente acceso in un'esterna oscurità.

Nello stato della theoria la facoltà noetica è liberata dalla schia­vizzazione all'intelletto, alle passioni, agli ambienti e prega inces­santemente. Essa viene influenzata solamente da questa memoria di Dio. Così la preghiera noetica continua a funzionare simulta­neamente con le attività normali della vita quotidiana. Quando la facoltà noetica raggiunge questo stato, l'uomo è diventato tempio di Dio.

San Basilio il Grande scrive che:

[...] la permanenza di Dio consiste nell'averci stabilito degli stru­menti di memoria. In tal modo diveniamo templi di Dio, quando la continuità della sua memoria non è interrotta dagli impegni terreni, o quando la facoltà noetica non viene scossa da inaspettate sofferenze, ma riuscendo a fuggire da tutte queste cose questa [facoltà noetica] amica di Dio si ritira in Dio, riget­tando le passioni che la tentano all'incontinenza e rimanendo fedele alle pratiche che la portano alle virtù [54].

San Gregorio il Teologo indica che:

Il ricordo di Dio deve essere più frequente del nostro stesso respiro; anzi, se è lecito dirlo, non dobbiamo far altro che questo... e se dobbiamo citare anche le parole di Mosè, dobbiamo farlo "dormendo, levandosi dal letto, viaggiando" o facendo qualunque altra cosa, e conformarsi con questo pensiero alla purezza [55].

San Gregorio insiste che far teologia "... è permesso solo a quelli che si sono esercitati ed hanno raggiunto la theoria, es­sendo stati purificati nell'anima e nel corpo o, almeno, cercando di purificarsi" [56].

Questo stato di theoria è duplice e conosce dunque due livelli:

  1. l'incessante memoria di Dio;

  2. la divinizzazione, dono che Dio dà ai Suoi amici secondo i loro bisogni e quelli degli altri.

In questo secondo livello, l'incessante preghiera noetica viene in­terrotta quando è sostituita dalla visione della gloria di Dio in Cristo. In tale situazione le funzioni normali del corpo, come il sonno, il mangiare, il bere e la digestione sono sospese. In altri momenti, l'intelletto e il corpo funzionano normalmente. Cer­tamente non si perde la consapevolezza, come accade nelle espe­rienze estatiche e mistiche dei cristiani non ortodossi e nelle reli­gioni pagane [57]. Si rimane pienamente consapevoli e familiari col proprio ambiente e con coloro che ci circondano, mentre si vede tutto il mondo ed ogni persona ripieni della gloria increata di Dio che non è né oscurità né luce, non è in nessun luogo ed è dappertutto contemporaneamente. Questa condizione può essere di breve o di lunga durata. Nel caso di Mosè essa si è protratta per quaranta giorni e quaranta notti. I visi di coloro che vivono in questo stato di divinizzazione hanno un'impressionante lu­minosità, simile a quella mosaica, e alla loro morte i loro corpi divengono sante reliquie. Queste reliquie emanano uno strano dolce profumo che in certi momenti può divenire molto in­tenso. In molti casi queste reliquie rimangono intatte e in buon stato di conservazione, senza essere state precedentemente imbal­samate. Esse rimangono interamente compatte da capo a piedi, luminose, asciutte e senza alcun segno di decomposizione.

Non c'è alcun criterio metafisico per classificare le persone in buone o cattive. È molto più corretto distinguere le persone tra quelle malate e quelle più sane. Gli infermi sono coloro la cui fa­coltà noetica non è stata purificata e illuminata.

I livelli ora esposti sono inclusi nella struttura dei quattro Van­geli e nella vita liturgica della Chiesa. I vangeli di Marco, Matteo e Luca riflettono il catechismo pre-battesimale che deterge il cuore mentre il vangelo di Giovanni riflette il catechismo post-battesimale che guida alla theoria introducendo nel livello di il­luminazione. Cristo stesso è il Padre spirituale che conduce gli apostoli, com'era stato fatto con Mosè e i profeti, attraverso la purificazione per l'illuminazione [58].

Questi tre stadi di perfezione si possono compendiare nei se­guenti punti:

  • quello dello schiavo che compie i comandamenti perché ha paura di incontrare Dio come un fuoco divorante;

  • quello del mercenario che mira alla ricompensa della visione della gloria di Dio;

  • quello degli amici di Dio la cui facoltà noetica è comple­ta­mente libera, il cui amore è divenuto altruista e, per questo, sarebbero disposti ad essere condannati pur di salvare il loro prossimo, come nel caso di Mosè e di S. Paolo.

 

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Note
[54] Basilii Magni, Epistola II, 4.
[55] Gregorii Theologi, Orationes Theologicae, I, 4.
[56] Ibid., I, 3.
[57] [Esiste un'evidente differenza tra questo genere d'esperienza mistica e quella d'alcuni mistici occidentali. Nel caso di Maria Maddalena de' Pazzi (1566-1607) abbiamo: "... assorbimenti repentini, alienazioni totali dal mondo circostante, visioni descritte nei particolari, voltate a sensi allegorici, appli­cate a realtà terrene motivate con elucubrazioni di raffinata astrattezza; sce­neggiatura di fatti ultraterreni [...] intramezzate da danze, corse, agitazioni convul­sive o rigidità corporee; e soprattutto lunghissimi eloqui, svolti ad alta voce, con parole veloci o scandite, sommesse o urlate, ininterrotte o intercalate da silenzi contemplativi". Cfr. M. M. de' Pazzi, Le parole dell'estasi, a cura di Giovanni Pozzi, Milano 1984. Maria Maddalena de' Pazzi è stata canonizzata da papa Clemente IX nel 1660. Il caso della santa cattolica non è un fatto isolato. La conoscenza che il rapporto dell'uomo con Dio trascende ogni genere di manifestazione sensibile e sensuale è stata spesso oscurata nell'Occidente cristiano. Al suo posto de facto si è instaurato una specie di monofisimo. Si pensi, ad esempio, alla celebre scultura del Bernini sull'estasi di santa Teresa. Essa rappresenta un'evidente espressione d'intensa sensualità, è una vera "celebrazione carnale" del rapporto tra Dio e l'uomo. Tuttavia questo tipo di rapporto può essere concepito solo quando esiste l'ignoranza di quello vero. N.d.c.]
[58] Sulle relazioni tra le tradizioni giovannee e quelle sinottiche del vangelo si veda il mio studio: Justin martyr and the fourth Gospel in "The Greek Or­thodox Theological Review", 4, 1958-59, pp. 115-39.

 

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