"Colui che asseconda le proprie passioni porta alla rovina chi gli sta accanto" – Insegnamenti tratti dal racconto biblico di Amnon e Tamar. Il racconto è alquanto tragico: le vite di questi giovani furono stroncate dalla lussuria. E forse non troveremo nella Bibbia un’altra storia in grado di descrivere in modo così nitido il vizio della lussuria nella sua maturazione e attuazione e di rivelare con tanta chiarezza l’essenza stessa di questa passione.
In 2 Re c’è un racconto che riguarda i figli di re Davide, Amnon e Tamar. Il racconto è alquanto tragico: le vite di questi giovani furono stroncate dalla lussuria. E forse non troveremo nella Bibbia un’altra storia in grado di descrivere in modo così nitido il vizio della lussuria nella sua maturazione e attuazione e di rivelare con tanta chiarezza l’essenza stessa di questa passione.
Tamar era molto bella, e Amnon si innamorò di lei. Dietro consiglio di un amico, si finse malato e, quando la sorella venne a trovarlo, l’afferrò e la violentò. Pochi minuti dopo il crimine Amnon incominciò a sentire verso di lei un odio acutissimo al posto del precedente ‘amore’. Chiamò un servo e ordinò che la sventurata sorella fosse bandita dalla sua presenza. L’ordine fu eseguito. Il servo la cacciò fuori e sprangò la porta dietro di lei. Allora Tamar si cosparse il capo di cenere, si stracciò le vesti variopinte che aveva indosso, si mise le mani sulla testa e se ne andava gridando (2 Re 13, 18-19), come dice la Bibbia.
Questo racconto si potrebbe senza dubbio definire archetipico. Da tutti i particolari di questo racconto biblico traspare una profonda verità psicologica. Tutto è esattamente uguale a quanto accade nella nostra vita: ad esempio, scambiare per amore quelle che sono le pulsioni della lussuria. Amnon la amò, si dice all’inizio, ma poi al lettore si rivela la vera sostanza di questo ‘amore’. Non appena la brama viene soddisfatta svela la sua vera natura: l’odio per l’uomo. Allora Amnon concepì per lei un odio grandissimo, al punto che l’odio verso di lei divenne più forte dell’amore con cui l’aveva amata prima (2 Re 13, 15).
Usando un’altra persona per soddisfare le proprie passioni, il fornicatore dimostra di odiare l’anima dell’altro, rifiutando di riconoscere in lui/lei un essere vivente, con il proprio destino, esperienze, sogni, speranze e desiderio di felicità. Vede davanti a sé non una persona, ma una fonte di soddisfazione automatica. È una visione demoniaca della creazione di Dio, una visione proveniente dagli inferi. Non vi è amore qui, ma solo il desiderio di usare qualcuno per poi gettarlo da parte come cosa inutile.
In genere ogni passione proviene dal diavolo, ed egli stesso è un distruttore che odia l’umanità. Pertanto alla base di ogni passione c’è l’odio, e il suo scopo è la distruzione dell’uomo, sia nel corpo che nell’anima. Il ladro non viene se non per rubare, uccidere e distruggere (Gv 10, 10), come afferma il nostro Salvatore riguardo al diavolo e ai suoi servitori. E a quanto pare si può distruggere anche dopo aver ucciso. Vi è la seconda morte, di cui si parla nel libro dell’Apocalisse (21, 8). È a questa morte spirituale che conducono le nostre passioni, tra cui la lussuria occupa un posto di spicco.
Non c’è da stupirsi che il genio di Tolstoj abbia sottolineato che, quando Anna Karenina e Vronskji commisero per la prima volta il peccato di adulterio, Vronskji, guardando Anna, “sentì ciò che prova un omicida quando vede il corpo che egli ha privato della vita”. Vronskji era un omicida spirituale. Si prese l’anima di Anna. Il corpo, non più necessario ad alcuno, visse molti altri anni per inerzia finché non morì. Tale è l’opera della passione: prima l’anima, poi il corpo. È un mostro che divora l’intera persona senza lasciare traccia.
In sostanza, la passione della lussuria separa l’intimità fisica da quella spirituale. Nella vita familiare i due aspetti sono congiunti e costituiscono il miracolo unico dell’unità sponsale di due persone. La lussuria non cerca la comunione spirituale e fisica, ma ci insegna a percepire la persona desiderata come se fosse un pezzo di carne, che può essere accantonato una volta sazi. Nella maggior parte dei casi i rapporti sessuali prematrimoniali finiscono così. L’amore senza responsabilità è una menzogna. Così Amnon non amava Tamar, desiderava soltanto il suo giovane corpo appena sbocciato. E una volta soddisfatto si allontanò, come si volge un cane da un osso già rosicchiato.
A volte, nel corso di incontri o di conversazioni, mi sento chiedere: Ma perché no? Perché lo stesso atto che la Chiesa benedice all’interno del matrimonio diventa cattivo al di fuori di esso? E sorprendentemente sono più le ragazze a domandarlo. Sono quelle stesse ragazze che col tempo finiranno azzannate da cani bramosi che poi con indifferenza si allontaneranno da loro. Allora, forse, giungerà la consapevolezza: solo, però, a che serve la vostra tardiva illuminazione? Sì, il Signore non vi lascerà se c’è pentimento. Ma tu, sciocca ragazza, non vedi l’ora di conseguire la tua felicità di donna.
Val la pena notare la reazione di Tamar di fronte alla perdita del suo onore verginale. Per lei la perdita della sua verginità era la rovina di tutta la vita. E Tamar si cosparse il capo di cenere, si stracciò la tunica variopinta che indossava, si mise le mani sulla testa e se ne andava gridando (2 Re 13, 19). Nel mondo antico perdere l’innocenza prima del matrimonio era un vero disastro. Nessuno si prendeva una fanciulla disonorata, nessuno la voleva, perché il suo onore e la sua felicità erano stati rubati. Gli antichi comprendevano con chiarezza l’impossibilità di un’unione sponsale e di una normale vita matrimoniale con una simile donna. Tamar capisce che rimarrà per sempre nubile e senza figli – e inscena, in effetti, un lamento funebre per piangere la sua felicità di donna.
Oggi, ahimè, per molte donne la condizione di Tamar è perfettamente tollerabile e a volte perfino desiderabile. Una ‘vita libera’ senza marito o prole, senza alcun tipo di responsabilità: questo è l’ideale di una coscienza emancipata! Molti oggi non riuscirebbero nemmeno a capire il lamento della figlia disonorata di Davide. “Be’, prova a pensare… preservare te stessa per chi? Se ambo le parti sono favorevoli, perché non divertirsi un po’?”. A proposito, solo mezzo secolo fa il modo di pensare di Tamar era naturale per gli abitanti dei nostri villaggi. Ma ora… ben altra cosa.
Consideriamo ora la reazione a catena di peccato innescata dal crimine di Amnon. Lo stupratore è rimasto impunito perché era il figlio preferito del re, il primogenito. Ma suo fratello Assalonne gli serbava rancore a causa dell’onore profanato di sua sorella, e due anni dopo uccise Amnon mentre si trovava a casa sua. Assalonne stesso fuggì davanti alla collera del padre, ma fu ben presto perdonato e fece ritorno. Tuttavia il rapporto col re si era guastato. Assalonne, risentito per le preferenze dimostrate da Davide nel rapporto con i suoi figli, suscitò una rivolta contro il padre. Si scatenò una guerra civile, durante la quale Assalonne venne ucciso.
Gli effetti di una passione, come una tossina che avvelena l’aria, si propagano in lungo e in largo, raggiungendo tutti quelli che sono legati da vincoli di sangue o di amicizia a colui che è schiavo della passione stessa. Le passioni danneggiano non soltanto l’autore del crimine e la sua diretta vittima, ma distruggono anche le relazioni di chi gli sta accanto. Un uomo che cede alle proprie passioni non solo uccide sé stesso, ma rovina inevitabilmente anche la vita di coloro che lo circondano.
Tutti i fili sottili che compongono questo complicato intreccio saranno sbrogliati poi dal Signore nel Giudizio finale. Chi con chi e quando, chi è rimasto coinvolto e come, quali sono le conseguenze immediate e a lungo termine: Egli sistemerà tutto. E noi, che ora siamo intenti a tessere la trama delle azioni della nostra vita, dovremmo ricordare che il nostro peccato non è solamente nostro e che la nostra vittoria sulle passioni non appartiene solo a noi. Tutti siamo collegati da una rete invisibile di influenza reciproca e di responsabilità gli uni per gli altri.
Nella storia di Amnon gioca un ruolo importante il suo amico Ionadab. È stato quest’uomo a escogitare il misfatto per il figlio del re. Oh, questi amici, i cui consigli a volte causano più danno che le macchinazioni dei nemici! Gli amici hanno reso un cattivo servizio non solo al figlio, ma anche al nipote di Davide, il re Roboamo. Dietro consiglio di alcuni giovani amici, egli rifiutò di soddisfare le istanze del popolo di ottenere la riduzione dei tributi, provocando così una delle più immani tragedie dell’antico Israele: la divisione nei due regni del Nord e del Sud.
Quante liti e quanti scandali, fornicazioni, infedeltà e rotture di rapporti pesano sulla coscienza di codesti amici che hanno dispensato consigli ‘necessari e utili’! E come dobbiamo prestare attenzione alle nostre parole anche con il più sincero dei nostri amici, specialmente nel campo delle faccende di cuore. Purtroppo Amnon diede ascolto alla persona sbagliata e pagò questo errore a caro prezzo.
La storia del peccato di Amnon mostra molto chiaramente fino a che punto di accecamento la passione fa sprofondare un uomo. Quando Tamar si rese conto di che cosa volesse il fratello da lei cercò di farlo ragionare. In primo luogo la povera fanciulla fece appello alle norme della vita morale in Israele, poi al normale senso di pietà che ogni persona dovrebbe avere; infine gli ricordò l’inevitabile punizione che spetta a chi commette tale crimine: «No, fratello mio, non farmi violenza; questo non si fa in Israele: non commettere questa infamia. E io dove andrei a portare il mio disonore? Quanto a te, tu diverresti come un malfamato in Israele» (2Re 13, 12-13). Ma il fratello, in preda alla libidine, non volle ascoltarla. Tamar cercò di approfittare della sua ultima possibilità di evitare il disonore offrendosi ad Amnon come legittima moglie: «Ti prego, parlane al re: egli non mi rifiuterà a te» (2Re 13, 13). Ma ahimè, fu tutto inutile. La situazione non era più sotto il controllo di Amnon, ma della lussuria che si era impossessata di lui.
Fino a che punto questa o quella passione può giungere a dominare un uomo lo si può facilmente constatare nel carcere in cui mi reco insieme a un prete per avere colloqui con i detenuti. La maggior parte di costoro è gente perfettamente normale e di buon senso. Ma ognuno di loro è stato preda di una passione che lo ha condotto in carcere. Ricordo, ad esempio, un triplice omicida. È una persona credente, ortodossa, si confessa e si comunica. Ma è terribilmente vittima del vizio dell’ira! Non appena qualcosa anche minima non va nel verso giusto, il suo sguardo si oscura, il viso si deforma, i suoi enormi pugni si stringono nervosamente… I tre omicidi furono commessi in un accesso d’ira, seguiti da tre condanne. Se egli sarà in grado o meno di resistere alla prossima tentazione, non lo so. In questo stato, un uomo non ha davvero alcun controllo. Diviene completamente succube della sua passione.
La lussuria è una passione non meno potente dell’ira. È astuta come un serpente e capace di nascondersi e mascherarsi. Perciò l’apostolo Paolo ci esorta a fuggire la fornicazione (cfr. 1Cor 6, 18). Avete sentito? Non combattetela neppure, fuggite lontano da essa! Bisogna fuggire la tentazione, ogni fonte di allettamento, i cattivi pensieri e perfino l’occasione potenziale di rimanere sedotti: perché il nemico è troppo pericoloso, forte e astuto.
Anche ai giorni nostri ci sono uomini come Amnon – stupratori e seduttori. Del resto, chiunque – accecato dalle passioni e da esse spinto al peccato – è in qualche modo un Amnon. E ci sono sempre state e sempre ci saranno donne come Tamar, nella misura in cui vi sono uomini come Amnon. Così come le nostre anime, che noi corrompiamo con le passioni, sono in un certo senso Tamar: bellissime all’inizio, ma poi corrotte e infelici.
Sarebbe bene che tutti gli studenti delle scuole elementari e medie leggessero qualcosa riguardo alla tragedia di Amnon e Tamar – la leggessero accompagnata da alcuni commenti ascetici. Può darsi che, grazie a una discussione su questo tema, alcuni potenziali Amnon non finiscano col commettere lo stesso crimine e che qualche ragazza, che avrebbe potuto diventare come Tamar, conservi la sua verginità fino al matrimonio e trovi la sua felicità di donna. Del resto il nemico, riguardo al quale abbiamo lanciato un avvertimento, è già semi-neutralizzato. Uomo avvisato mezzo salvato. E i giovani dell’età di Amnon e Tamar hanno bisogno di questi avvertimenti – a dire il vero anche tutti gli adulti – perché la concupiscenza colpisce tutti senza eccezioni. Ricordando gli sventurati figli di Davide, mettiamo in guardia anche noi stessi.
Traduzione libera a cura di Silvia Anna Costantino
Collaboratrice occasionale — Sono nata a Milano nel 1952 e qui attualmente risiedo. Ho preso la maturità classica e poi il diploma alla Scuola Superiore Interpreti e Traduttori di Milano per le lingue inglese e russo. Dal 2013 sono consacrata nella Comunità dei Figli di Dio di don Divo Barsotti, grande estimatore del cristianesimo di matrice orientale come pure dei santi russi (San Sergio, San Serafino di Sarov...). per hristos.it
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Fonte: orthochristian.com/142049.html
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