Meditazione sulla morte

Fin dalla nascita, fin dal primo istante del mio concepimento, la morte ha posto il suo sigillo su di me. “È mio”, ha detto, e subito ha preparato la falce per me. Dall’inizio stesso della mia esistenza ha incominciato a fare oscillare la sua falce. Ogni istante potrei essere vittima della morte! Ci sono stati molti incidenti mancati, ma prima o poi un colpo andrà inevitabilmente a segno.

meditazione sulla morteMorte: la sorte di tutti gli uomini sulla terra, un destino cui nessuno può sottrarsi! Davanti ad essa ci ritraiamo come davanti al nemico più crudele. Piangiamo amaramente coloro che ci ha portato via. E tuttavia conduciamo la nostra vita come se essa non ci fosse, come se sulla terra fossimo eterni.

O tomba mia! Perché mi dimentico di te? Tu mi aspetti, sei lì in attesa – e senza dubbio diventerò il tuo inquilino. Perché dunque mi dimentico di te? E perché agisco come se la tomba fosse un destino che riguarda solo gli altri, ma assolutamente non il mio?

Il peccato ha cancellato e continua a impedirmi la conoscenza e la percezione di ogni verità. Ruba e bandisce dai miei pensieri qualunque ricordo della morte, di quell’evento così tangibilmente vero e importante per me.

Per ricordarci della morte, dobbiamo condurre una vita che sia conforme ai comandamenti di Cristo. I comandamenti di Cristo purificano la mente e il cuore, li fanno morire al mondo e li rinnovano per Cristo. La mente, una volta che si è distaccata dalle passioni terrene, spesso incomincia a rivolgere lo sguardo verso il suo passaggio misterioso nell’eternità, verso la morte. Un cuore purificato inizia anticipatamente ad avere sentore della propria morte.

Quando la mente e il cuore hanno preso le distanze dal mondo puntano verso l’eternità. Non appena sperimentato l’amore di Cristo sentono una sete inestinguibile di poter stare davanti a Lui, e tuttavia tremano pensando all’ora della morte, contemplando la maestà di Dio e insieme la propria nullità e peccaminosità. A loro la morte appare sia come un’impresa (podvig) temibile, sia come l’agognata liberazione dalla prigionia terrena.

Se siamo restii a desiderare la morte in ragione della nostra freddezza nei confronti di Cristo e a causa del nostro attaccamento alle cose corruttibili, cerchiamo almeno di ricorrere al ricordo della morte come a una medicina amara in grado di curare la nostra peccaminosità, dal momento che la “memoria della mortalità” – secondo la definizione in uso presso i Santi Padri – non appena entra a far parte dell’anima interrompe ogni sua connivenza col peccato e con i suoi piaceri colpevoli.

Soltanto chi ha familiarizzato con l’idea della propria fine, affermò un santo padre, può chiudere con il proprio peccato, «In tutte le tue opere ricordati della tua fine e non cadrai mai nel peccato» (Sir 7, 36).

Alzati dal letto come se risorgessi dai morti. Coricati a letto come se giacessi nella tua tomba. Il sonno è un’icona della morte e l’oscurità della notte è presagio di quelle tenebre sepolcrali dopo le quali splenderà la luce della resurrezione – una luce gioiosa per i servi di Cristo, ma terrificante per i Suoi nemici.

Una densa nube, benché non consista d’altro che di strati sottili di umidità, copre la luce del sole. Allo stesso modo i piaceri del corpo, gli svaghi e le frivole preoccupazioni terrene impediscono che lo sguardo dell’anima colga l’infinito in tutta la sua gloria.

Invano il sole diffonde la sua luce nel cielo sereno per chi ha gli occhi colpiti dalla cecità. Allo stesso modo, è come se l’eternità non esistesse per un cuore in preda alle passioni terrene, passioni per tutto ciò che vi è di grande, meraviglioso e dolce sulla terra. «Crudele è la morte dei peccatori» (Sal 33, 22 – [Bibbia dei] LXX). Essa [la morte] giunge a loro in un momento del tutto inaspettato. Piomba su di loro, cogliendoli del tutto impreparati sia di fronte alla morte che all’eternità. Non hanno neppure acquisito una chiara concezione di queste due realtà. La morte strappa i peccatori impreparati dalla faccia della terra su cui essi non hanno fatto altro che irritare Dio e li manda nel carcere eterno dell’inferno.

Volete far memoria della morte? Siate rigorosamente moderati nell’uso del cibo, del vestiario e nei confronti di tutti i vostri beni personali; badate che gli oggetti di prima necessità non diventino oggetti di lusso. Meditate giorno e notte – o il più spesso possibile – la legge di Dio, e in tal modo vi rammenterete della morte. Il ricordo della morte sarà accompagnato da fiumi di lacrime, dal pentimento dei propri peccati, dal proponimento di emendarvi e da molte fervide preghiere.

Quale uomo è mai rimasto sulla terra così da vivere per sempre? Nessuno. E anche in questo io seguirò i miei padri, antenati, fratelli e parenti. Il mio corpo sarà deposto in un buio sepolcro e la mia sorte resterà celata a coloro che rimangono sulla terra da un impenetrabile mistero.

I miei parenti e amici forse faranno il lutto su di me, magari mi piangeranno amaramente. Dopo un po’, tuttavia, mi dimenticheranno. Allo stesso modo, ci sono state innumerevoli migliaia di persone compiante e poi dimenticate. Esse sono tutte contate e ricordate solo dall’unico e perfettissimo Iddio.

Fin dalla nascita, fin dal primo istante del mio concepimento, la morte ha posto il suo sigillo su di me. “È mio”, ha detto, e subito ha preparato la falce per me. Dall’inizio stesso della mia esistenza ha incominciato a fare oscillare la sua falce. Ogni istante potrei essere vittima della morte! Ci sono stati molti incidenti mancati, ma prima o poi un colpo andrà inevitabilmente a segno.

La morte considera tutto l’affannarsi terreno degli uomini con un freddo sorriso di disprezzo. L’architetto sta costruendo il suo imponente edificio, il pittore deve ancora terminare il suo capolavoro, il genio ha elaborato progetti mozzafiato e aspira a realizzarli. [In quel momento] sopraggiunge la morte, inattesa e inesorabile, e rende vani tutti i propositi.

La morte spietata, vinta da Cristo, arretra soltanto davanti al servo di Cristo, rispetta solo la vita che dimora in Cristo. Sovente un messaggero celeste annuncia ai servi della Verità il loro imminente transito nell’eternità e la loro conseguente beatitudine. Quelli che per tutta la loro vita si sono preparati alla morte, si addormentano nel lungo sonno della morte confortati dal testimone della propria coscienza e dalla promessa che viene dall’alto, in pace e col sorriso sulle labbra.

Avete mai visto il corpo di un uomo giusto, separato dalla sua anima? Noterete che dal suo corpo non emana alcun fetore, e che non si prova paura ad accostarsi ad esso. Al suo funerale il dolore è dissipato da una sorta di incomprensibile gioia. Talvolta i tratti del suo volto, come se fossero rimasti congelati agli ultimi istanti della dipartita dell’anima, riposano in una profondissima calma, e a volte il suo aspetto è pervaso dalla gioia del più dolce fra i saluti, dell’incontro con gli angeli e il coro dei santi mandati dal cielo ad accogliere le anime dei giusti.

Che io possa ricordarmi della mia morte! Vieni a me, o amara e però utile e opportuna reminiscenza [della morte]. Liberami dal peccato! Guidami sulla via di Cristo! E fa’ che così le mie mani abbandonino ogni impresa vuota, vana e peccaminosa.

Che io possa ricordarmi della mia morte! Che la vanagloria e l’amore del piacere fuggano da me. Io toglierò dalla mia tavola i cibi raffinati, metterò da parte le vesti sfarzose e indosserò l’abito del lutto. Poi farò il lamento su me stesso finché sono ancora in vita, io che ho ricevuto il marchio della morte fin dalla mia nascita.

“Allora”, dice il ricordo della morte, “non essere immemore e piangi su te stesso finché fai ancora parte dei vivi. Sono qui per rattristarti beneficamente e ho portato con me una moltitudine di pensieri che sono di grande aiuto per l’anima! Liberati del superfluo, e il denaro che ne ricavi distribuiscilo ai poveri. Invia così i tuoi tesori in cielo, secondo la volontà del Salvatore. Lì si ricongiungeranno col loro proprietario, che li ritroverà centuplicati. Versa lacrime cocenti e moltiplica fervide preghiere a tuo vantaggio. Chi può dopo la morte ricordarti con più premura e solerzia di quanto possa fare tu stesso prima della tua stessa morte? Non affidare la tua salvezza a un altro, quando tu stesso puoi dedicarti a quest’opera estremamente necessaria! Perché insegui le cose vane quando la morte quasi sicuramente ti priverà di tutto ciò che è corruttibile? Lei [la morte] esegue i comandi di Iddio santissimo. Non appena ode il comando, si precipita ad eseguirlo con la velocità di un fulmine. Non ha riguardi per il ricco né per il nobile, non bada che si tratti di un genio o di un eroe, e non risparmia la gioventù, la bellezza o la felicità terrena: essa introdurrà tutti allo stesso modo nell’eternità. Il servo di Dio entra nella beatitudine eterna, ma chi Gli è nemico – nell’eterno tormento.

“La memoria della morte è un dono divino”, dicevano i santi padri. Viene accordato a coloro che osservano i comandamenti di Cristo, al fine di perfezionarsi nel santo combattimento (podvig) per giungere a pentimento e salvezza.

La memoria della morte come dono di grazia è preceduta dai propri sforzi individuali di richiamare alla mente la morte. Costringetevi a ricordare spesso la morte; convincetevi dell’indubbia verità che voi certamente morirete – in un’ora ancora a voi sconosciuta – e il ricordo della morte incomincerà a proporsi spontaneamente; una reminiscenza incredibilmente vivida e profonda della morte inizierà a presentarsi alla mente, e sferrerà colpi mortali a tutte le vostre opere peccaminose.

Questo dono spirituale è estraneo a chi ama il peccato. Costui, anche quando si trova alle soglie della tomba, non cessa di dedicarsi ai piaceri colpevoli della carne. Non pensa alla morte, eppure essa gli sta proprio davanti. Al contrario il servo di Cristo, anche se si trovasse nel palazzo [del re], si ricorda che la tomba lo aspetta e versa lacrime salvifiche a vantaggio della propria anima.

Amìn.

 

Traduzione libera a cura di Silvia Anna CostantinoMilo Felletti.resized128 128Collaboratrice — Sono nata a Milano nel 1952 e qui attualmente risiedo. Ho preso la maturità classica e poi il diploma alla Scuola Superiore Interpreti e Traduttori di Milano per le lingue inglese e russo. Dal 2013 sono consacrata nella Comunità dei Figli di Dio di don Divo Barsotti, grande estimatore del cristianesimo di matrice orientale come pure dei santi russi (San Sergio, San Serafino di Sarov...). per hristos.it

 

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