Quali sono queste cose? I vari assalti delle messe alla prova, che chi porterà frutto al coltivatore degli spiriti deve necessariamente tollerare con rendimento di grazie.
Quali sono queste cose? I vari assalti delle messe alla prova, che chi porterà frutto al coltivatore degli spiriti deve necessariamente tollerare con rendimento di grazie. È infatti come se qualcuno, avendo compassione per le povere piante che spuntano dalla terra, vi mettesse attorno un muro di difesa e vi costruisse su un tetto, non lasciando che le intemperie imperversino su di esse, e poi le potasse e le mondasse, facendo ogni cosa con cura; ma così nessuna di esse fruttificherebbe; bisogna lasciare invece che sopportino tutto, così infatti, dopo l'asprezza dell'inverno, nella stagione primaverile prosperano e fioriscono, si adornano di foglie e, dopo quei germogli così ben fioriti, spuntano anche i frutti acerbi: i quali a poco a poco, familiarizzandosi con i raggi man mano più splendenti del sole, si sviluppano, maturano e diventano adatti ad essere raccolti e mangiati; così chi non tollera nobilmente il peso grave delle messe alla prova, anche se non ha mancato in nessuna di tutte le altre virtù, non porterà mai un frutto degno dei torchi divini e dei magazzini eterni. Infatti ogni monaco zelante diventa perfetto con la pazienza e con fatiche volontarie o involontarie, con quelle che assalgono dall'esterno e con quelle che sorgono dall'interno; in effetti le cose che per le piante della terra si producono dall'esterno, sia per le cure della coltivazione, sia per le situazioni della stagione, per noi, tralci di Cristo dotati di ragione, che confidiamo in questo coltivatore delle anime e che viviamo autorizzandoci da noi, ci si approssimano per scelta. E senza la pazienza delle cose che ci sopravvengono senza la nostra volontà neppure quelle che mettiamo in pratica volontariamente otterranno la benedizione divina. Infatti l'amore per Dio è saggiato soprattutto attraverso la tribolazione delle messe alla prova.
Come affrontare le prove interiori. Bisogna certo assicurare da prima all'anima il superamento delle tentazioni volontarie ed, attraverso di esse, abituati a disprezzare piacere e gloria, affronteremo più facilmente anche gli attacchi involontari. E per chi poi li affronta grazie alla povertà in spirito e ritiene di poter sottoporre se stesso ai medicamenti più efficaci della conversione, è continuamente come se ogni tribolazione fosse già attesa, egli accoglie tutto come una messa alla prova propria ed adatta a se stesso e si rallegra di ricadervi come d'un mezzo di purificazione dell'anima, facendo di questo materia di supplica affaticata ed efficacissima a Dio; egli ritiene al tempo stesso che questo fornisca e custodisca il vigore dell'anima, e non solo lascia andare senza ricordare con rancore, ma anche confessa d'avere gratitudine per quanti l'hanno messo alla prova, pregando per loro come benefattori. Perciò egli non solo riceve il perdono dei peccati, secondo la promessa, ma trova anche il regno dei cieli e la benedizione divina, considerato beato dal Signore per la perseveranza sino alla perfezione dell'umiltà in spirito.
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Fonte: Gregorio Palamas, Che cos'è l'Ortodossia - Capitoli, scritti ascetici, lettere, omelie, A cura di Ettore Perrella, Bombiani, 2006, pp. 279 e 281.
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