Pyotr Mamonov: “Se solo avessi il tempo per prepararmi!”

Nel film “L'Isola" mi sdraio dentro una bara. È un oggetto austero. Quattro pareti e un coperchio: niente Vangelo, niente icone, niente. Io con che cosa mi sdraierò? Che cosa avrò raccolto? So incidere album, so guidare una macchina, so usare certe cose. Ma non so come perdonare, come non infastidirmi o come donare senza pentirmene. Tutto ciò che sarà utile nell'eternità, tutto ciò che non posso toccare e che non so come fare. Eppure ho imparato mille cose inutili durante questa vita.

peter mamonovPyotr Mamonov, un genio, un attore straordinario, un uomo russo e ortodosso, ci ha lasciato.

La sua trasformazione, nella vita e nell'arte, fu per molti una rivelazione. Quando osservammo le terribili smorfie e le buffonate del gruppo rock “Zvuki Mu” e del suo solista Mamonov nello show “Musical Ring”, a metà degli anni '80, sembrava che Mamonov si stesse per vomitare addosso. Era talmente orribile che era impossibile immaginare che, anni dopo, avremmo iniziato ad ascoltare con attenzione le sagge riflessioni di quest'uomo straordinario, il quale avrebbe iniziato a vivere un'intensa vita spirituale.

«Se solo avessi del tempo! Se solo avessi il tempo per prepararmi!», esclamava, in anticipazione del Giudizio.

Egli fu un'icona del rock russo per molti anni, e ora ci rendiamo conto che stava attraversando un percorso apofatico: le smorfie (il diavolo scimmiotta Dio!), l'alcol, le droghe, il far baldoria. Pertanto, la profonda immersione di Mamonov nel Cristianesimo e nell'Ortodossia fu uno shock per tutti.

Ricordo come, una delle stazioni televisive di Kiev, annunciò con entusiasmo un'intervista in diretta con Mamonov, nel novembre 2004. La conduttrice chiese con ansia al suo ospite: «Che ne pensi della nostra Rivoluzione Arancione?», aspettandosi l'approvazione di questa personalità della cultura underground, ma rimase paralizzata nel sentire: «La vostra rivoluzione è spazzatura!». Allora la conduttrice, tornando in sé, chiese che cosa avesse davvero importanza. E la risposta laconica che udì fu: «l'Ortodossia».

Mamonov fece colpo sul pubblico nei film di Pavel Lungin: “Taxi Blues”, “Zar”, e in modo particolare con “L'Isola” (Ostrov), ovviamente.

A riguardo di "Taxi Blues" (1990), con Mamonov nel ruolo del protagonista, alcuni dicono ancora: «Se c'è un film esplicitamente anti-russo, allora è quello». Altri credono che sia un film antisovietico, del genere "umorismo nero della perestrojka", che era molto in voga all'epoca. Altri ancora vedono nella trama solo l'eterno conflitto dell'artista con l'oscurità, del quale scrisse Pushkin. Mamonov interpretò il sassofonista Alexei Seliverstov in modo molto vivido, ma nella sua vita originale, pre-ortodossa.

In “Zar” (2009), come riferito da Mamonov stesso, recitò la parte di un uomo peccaminoso investito di un grande potere, ma non si trattava strettamente di Ivan il Terribile.

Mamonov cercò se stesso e la sua strada verso Dio in una maniera difficile e contraddittoria, ma, in generale, trovò sempre la strada. Passò da “Zvuki Mu”1 a parlare dell'eterno, di Dio. A quarantacinque anni, per sua stessa ammissione, si rese conto di trovarsi nell'oscurità della disperazione, e di essersi consumato per vent'anni nella dipendenza dall'alcol, lottando con i demoni.

Le persone furono stupite non solo dai suoi indiscussi e diversi talenti, ma anche da come combatté per la sua anima.

«Per me, il Signore è la gioia costante della Sua presenza. È così che voglio vivere; Dio è così buono, forte, vicino... E se sono nel peccato, allora sento subito che sono solo, che questo giorno mi è passato a fianco. È molto semplice: con Dio c'è la vita; senza Dio c'è la morte».

Mamonov disse anche:

«Nel film “L'Isola" mi sdraio dentro una bara. È un oggetto austero. Quattro pareti e un coperchio: niente Vangelo, niente icone, niente. Io con che cosa mi sdraierò? Che cosa avrò raccolto? So incidere album, so guidare una macchina, so usare certe cose. Ma non so come perdonare, come non infastidirmi o come donare senza pentirmene. Tutto ciò che sarà utile nell'eternità, tutto ciò che non posso toccare e che non so come fare. Eppure ho imparato mille cose inutili durante questa vita».

«Cosa posso fare? Devo distaccarmi lentamente. Come un cerotto da una ferita: devi strappalo via lentamente. Il Signore mi ha dato una grande casa. Mi piace: ho una camera da letto e un ufficio, ma dovrò lasciare tutto questo. Che peccato! Quattromila dischi in vinile selezionati. Che peccato! E poi vedo, nel tempo, che non è così male. Sono contento di vedere un principio di distacco in me stesso. Questo è ciò che dovremmo fare per tutta la nostra vita: prepararci per l'eternità».

La sicurezza e l'universalità delle parole di Mamonov sono tali, che ci rendiamo conto di aver perso un nostro caro.

Mamonov condusse molte persone a Dio recitando la parte dell'anziano Anatoly nel film “L'Isola” (2006). Non puoi far altro che gettare le braccia al cielo e restarne stupito, come il patriarca Alessio II, il quale esclamò «Che gran film che hai fatto!» in una conversazione con Pavel Lungin.

Mamonov non si limitò a recitare una parte ne “L'Isola”, ma visse nella parte e pregò davvero. Non morì solo nel film, come scritto nel copione, ma morì in quanto peccatore pentito. La gente vide il film e pianse per i propri peccati, vedendo il potere del pentimento e la gioia della comunione con il Signore. Fu dolorosamente chiaro: quella era un'anima che gridava. Pyotr Mamonov stava supplicando il Signore per il perdono dei peccati, non solo in quanto eroe del copione, ma per se stesso al tempo stesso; e per noi, per noi, per noi!

È impossibile non essere d'accordo con l'idea che padre Anatoly [nel film], abbia ricevuto da Dio i doni della chiaroveggenza e del miracolo, e Pyotr Mamonov ricevette il dono della persuasione, il dono della vera predicazione. Che ne fosse consapevole o meno, Lungin scelse per questo ruolo non l'attore ideale, ma un uomo sinceramente credente e pentito. Questo non era solo un regista che centrava il bersaglio: era la provvidenza di Dio.

Pyotr Mamonov ci istruiva con parole semplici, comprensibili a tutti. Gli stralci della sua vita: sono queste le sue parabole. Egli parlò in modo tale da trafiggere la nostra pellaccia fossilizzata. La sua, infatti, era teologia e predicazione, e con la sua sincerità Mamonov attirò verso sé e verso la fede diverse migliaia di anime. Possa Dio concederci di prestare attenzione a buona parte di ciò che aveva da dire!

È interessante lo stupore, la gioia e l'adorazione con cui i conduttori televisivi guardarono Pyotr Nikolaevich con Daria Spiridonova in “Beloy studii” [Studio Bianco], e con Ksenia Sobchak2 in “Dok-Tok”. L'intervista con quest'ultima, dedicata al settantesimo compleanno dell'artista, non fu proprio armoniosa fin dall'inizio, ma fu gratificante vedere l'ospite umiliare i non umili con la sua predicazione, e la trasmissione si concluse amichevolmente.

La sua crescita interiore è rappresentata da un meraviglioso libro di miniature e aforismi, dal titolo indicativo, “infantile”, Scarabocchi. Probabilmente era l'unico in grado di trovare un titolo così esatto e di scrivere un libro del genere. Vi sono diversi volumi dei suoi Scarabocchi.

Non si tratta di note di un diario, né di poesie in prosa a tutti gli effetti, né di estratti da un taccuino: sono proprio scarabocchi o fronzoli scritti, disegnati, da una mano non ancora del tutto obbediente, incapace di tracciare le linee familiari, ma che raffigurano l'universo interiore di un uomo che percepisce il mondo come un bambino, come un Cristiano.

Alcune note ci rivelano un Mamonov poeta:

«Paradiso. Guardo fuori dalla finestra. Davanti a me giace un mucchio di foglie gialle, cadute da un ciliegio, rispecchiando in qualche modo l'intero firmamento».

O un poeta-filosofo:

«Il salice vicino al fiume è grande, storto e vecchio. Il tronco è nodoso, pieno di venature e cavità nere. Il tronco è circondato come da un'aureola, composta da una marea di rami, rametti e ramoscelli, e foglie molto piccole. Come una vita piena di movimenti frenetici, non sempre necessari. A volte, e questo è molto importante, vi è un grosso ramo con delle belle foglie rigogliose. Tutto è connesso dalla morte. Questo tronco. Esso è già morto, e ha generato una nuova vita. La parte inferiore cresce nel terreno. Non vedo le radici, ma le conosco; si nutrono della linfa e non si fermeranno mai, perché è Dio che le nutre. Guardo il salice e già temo di meno la morte; comincio a non tenere la vita in così grande considerazione. Così come il salice osserva, nella sua interezza, il fiume che scorre velocemente e con fluidità, così io sono sempre più interessato all'infinito e al Paradiso».

Combattendo con la sua irascibilità, Mamonov scrisse:

«In un periodo tutto mi andava storto. Tornai a casa e c'era un nuovo gatto trasandato, che mia moglie aveva fatto entrare. Pensai: “Che idiota, siamo in nove in questa casa, e lei porta dentro altre bocche da sfamare”. Il gatto saltò sul tavolo: “ora basta!” E gli diedi uno schiaffo. Mi sentii subito male. Mi chinai per accarezzarlo: era pelle e ossa; probabilmente qualche villeggiante lo aveva cacciato fuori. Era affamato. Per poco non piansi.

Padre Ammone disse: “Ho speso quattordici anni in uno skita, pregando Dio giorno e notte, perché mi insegnasse a domare la mia rabbia».

Leggiamo più attentamente qualche scritto di Pyotr Mamonov:

«So fare di tutto: so segare, intagliare e spaccare il legname. Un uomo dovrebbe tutte queste cose, e non sollevare pesi in una palestra. Ah, alcuni si lamentano che non c'è lavoro. Impara a piastrellare e guiderai una Mercedes. Ho costruito un'intera città sul mio terreno, con una sauna e un fienile. Ma se ti sdrai sul divano a mangiare melone, non finirà bene per te. E poi l'alcol, le droghe. Sfortunatamente, ci sono molti uomini così oggi giorno...».

 

«Quando le persone vengono a trovarmi mi dicono: "Tu abiti così lontano". Io chiedo loro: "Lontano da cosa?" E non hanno niente da dire. Poiché vivo in un villaggio, ogni giorno è diverso per me. Ogni giorno c'è un cielo diverso. Mi alzo la mattina e parto, e alla sera guardo in alto e osservo quante nuvole e quante altre cose che il Signore ci ha dato. Buon Dio!»

 

«Te ne stai in piedi e guardi quelle stelle come un pazzo, e pensi: "Mio Dio, domani morirò, e che cosa gli dirò?" Come dice la preghiera: "Se la Tua ombra è così bella, come sarai Tu stesso?" Una volta, mentre entravo in casa, pensai di accendere il computer, ma non c'era elettricità.

Così mi sono ritrovato nella completa oscurità. Sdràiati qualche volta al buio, spegni tutti i dispositivi e chiediti chi sei e come conduci la tua vita. Sei generalmente un bravo ragazzo, o così-così?»

 

«Le persone hanno una sola strada: lasceremo tutti questa vita. Ieri avevo vent'anni e correvo per Via Gorky, e domani morirò. Nessuna allegoria. Ho paura? La ho. Dopotutto, per me è qualcosa di sconosciuto. Ma di molto interessante! Il Signore è lì. L'eternità. Non sono pronto».

 

«Pushkin ci dice: "Sfoglio la mia vita con disgusto, ma non posso cancellare le linee vergognose". La mia risposta è uguale alla sua. Una volta ero seduto con Vanya Okhlobystin sul set del film “Zar”, e mentre ci truccavano noi parlavamo di ciò che avevamo letto o sentito dire sulla vita eterna. La truccatrice ci dice: "Siete così divertenti!". Io risposi: "E quando appariremo davanti al Creatore ci spaccheremo in due dalle risate". Dopotutto, dovremo guardare negli occhi Dio, Colui che ha dato la vita per noi sulla Croce, con le nostre diverse coscienze e le nostre diverse vite».

 

«Non dobbiamo illuderci che dopo la morte non ci aspetti altro che polvere. Tutti i maggiori studiosi sono credenti. Tutti i medici che conosco, che lavorano con la vita e la morte, sono credenti.

Ci sono migliaia di testimonianze sulla morte clinica, le quali dimostrano che non c'è una fine. Einstein non dubitava dell'esistenza di Dio, né Pushkin, né Lomonosov, né Mendeleev. Ma una certa Elena [Lenochka], di diciassette anni, dichiara: "Io dubito che il tuo Dio esista..." Prima leggi, studia la questione, poi parla. È come andare in metropolitana e guardare la cartina: c'è un percorso con tanti pallini colorati. Tu butti le mani al cielo: “È ridicolo! Me la caverò da solo." Quindi rimani sul vagone tutta la vita. A Dio non interessano le nostre azioni; Lui ha bisogno di un motivo: perché facciamo questa cosa? Perché viviamo?»

 

«La morte di un peccatore è qualcosa di malvagio. In quello stato terribile in cui muori e ti irrigidisci, è così che entrerai nell'eternità. Non c'è cambiamento lì, perché non c'è volontà, né corpo. Il corpo è la nostra volontà di cambiare».

 

«Ho dovuto giacere in una bara sul set dell'Isola. Saltai fuori per ben tre volte; non lo sopportavo. È una cosa austera, una bara. Te ne stai lì, muri stretti, e nient'altro. Nemmeno un Vangelo da leggere. Qualunque cosa tu abbia raccolto nella tua anima, te ne stai sdraiato lì con quello. Le cose che portiamo nell'eternità non possono essere toccate: ciò che abbiamo concesso, perdonato, dato via. È cosa più benedetta dare, anziché ricevere».

 

«Vuoi una Ferrari? Acquisisci il Santo Spirito e vedrai che non vorrai più una Ferrari. Perché ogni uomo, secondo San Serafino di Sarov, accetterebbe di essere mangiato dai vermi per mille anni in cambio di un solo momento di vita nello Spirito. Ho più fiducia in San Serafino che in una casa automobilistica in Italia».

 

«La pace di Dio. Questa è un'espressione che abbiamo. Che cosa significa? Per me, è il mondo di Dio3. Tutto ciò che riflette la Sua maestà e la Sua bellezza. A volte è la mia anima, a volte una macchina, a volte sono degli alberi o l'erba. Oppure, quando in una limpida mattina di settembre, il sole e la luna sono visibili insieme su entrambi i lati del cielo. Possiamo allora dire che Dio è ovunque? Fatta eccezione per i luoghi da cui Lo abbiamo cacciato. Com'è terribile quando, ad esempio, vivi in una casa dove non c'è pace, e dove si impreca».

 

«Talvolta corri tutto il giorno, sei occupato, parli al telefono, ma in realtà non fai nulla. E alle volte preghi brevemente, ma cerchi davvero di parlare con Dio dal profondo del tuo cuore. Nel tempo che resta ti sdrai vicino al fiume, guardando l'acqua, e all'improvviso pensi: oggi non è stato speso invano; ho lavorato sodo».

 

«Più soffri, più forte diventa la tua anima, perché Dio vuole che tutti siano salvati e permette loro di fare ciò che possono. Quindi sto imparando a sopportare con gioia: il Regno è vicino e l'eternità attende. Eternità, non trenta o quarant'anni. Quello non è niente!»

 

«Peccato. Non ricordo quando e dove l'ho visto, ma riesco ancora a ricordare un uomo che, per gelosia o per qualche altra stupida ragione, afferrò un coltello e lo piantò nel petto della sua amata e subito lo estrasse via. Ed era tipo: “Oh, no, no! Scusami! Non volevo farlo!" Rimasi sbalordito. Che volesse davvero farlo o meno, ormai era troppo tardi.

Quindi i peccati, anche piccoli, lasciano un segno indelebile nella mia anima. Tutto sembra a posto: non bevi, non fumi, ma comunque ti alzi la mattina e sei triste. Come mai? Perché sei pieno di cicatrici. Non hai quasi più nessuno per cui vivere, per cui amare. Solo cicatrici. E diventa molto spaventoso e, in qualche modo, esasperante. Mi sono ridotto così con le mie mani».

 

«Come sono ancora vivo, solo Dio lo sa. Mi ha salvato per qualche motivo, e mi ha dato la fede, e ora mi offre speranza. Siamo tutti così. Una meretrice, un pubblicano, un ladro.

Un saggio disse che il peccato è ciò che ci separa da Dio. Quando ho tempo, mi soffermo a pensare: questa cosa che sto facendo ora, ci separa? Funziona, se chiedi a Dio di aiutarti.

E poi: gli innocenti soffrono sempre. A causa mia. Per quello che ho fatto o che non ho fatto. A causa di ciò che c'è nel mio cuore: malizia o amore».

 

«Come vorrei iniziare a vivere senza paura. Questo vuol dire prendere su la croce. Accettare tutto ciò che accade, sia il bene che il male».

 

E tra gli "Scarabocchi" di Mamonov troviamo delle quartine molto sagge e sofisticate:

Gloria al Signore Iddio!
Guardo la strada.
Dove c'è un po' di tutto.
Gloria al Signore Iddio!4

Prima della sua scomparsa, l'artista, che si trovava in ospedale in condizioni serie a causa del COVID, ha chiamato un presbitero ed è riuscito a ricevere l'Unzione e la Comunione.

«Quando morirò, non avrò bisogno di bare in quercia e di fiori. Pregate per me, amici, perché ho condotto una vita molto incostante!»

Preghiamo. Ricordati, Signore, il Tuo servo Pyotr, dipartito nella fede e nella speranza della Vita Eterna, e perdonagli ogni trasgressione volontaria e involontaria, e concedigli il Regno dei Cieli!

Ti auguriamo una gioiosa nascita nella Vita Eterna, caro Pyotr Nikolaevich!

 

Nota di redazionePer chi desidera rivedere il film "Ostrov" in italiano: [FILM] Ostrov - L' Isola di Paul Longuine

 

__________________

Note
1 Il nome della sua rock band.
2 Ksenia Sobchak è la figlia dell'ex sindaco di San Pietroburgo e di una nota figura dello scenario televisivo e mondano.
3 In russo la parola “mir” significa sia “mondo” che “pace”, dando all'espressione “божий мир” il doppio significato di “pace di Dio” e “mondo di Dio”.
4 Nella versione originale in russo tutti i versi sono in rima.

 

Traduzione libera a cura di Milo (Giovanni) FellettiMilo Felletti.resized128 128Collaboratore — Sono nato nel 1993 a Bologna, città che mi ha visto crescere e dove tuttora risiedo. Nel 2018 ho iniziato a leggere il Nuovo Testamento e al termine di un percorso, durato 15 mesi, sono stato battezzato nella Chiesa ortodossa col nome di Giovanni. per hristos.it

 

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Fonte: orthochristian.com/140771.html

 

 

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