Perché i monaci soccombono - quando vengono sedotti, quando si impiccano, si gettano sulle rocce, nel fuoco o nei pozzi? Davvero questa può essere la manifestazione della volontà di Dio? Perché milioni di bambini non battezzati muoiono ancor prima di nascere? È questa la volontà di Dio? Perché un gran numero di persone – compresi bambini e civili – perde la vita in infinite guerre o è vittima dei cosiddetti mali sociali? Anche questa è la volontà di Dio? Perché giudici corrotti condannano a morte persone innocenti e assolvono i colpevoli, innescando così un numero infinito di azioni malvage? Forse che ciò, insieme a molte altre cose, può accadere in conformità della volontà di Dio?
“Sia fatta la tua volontà”: conosciamo tutti questa espressione. I cristiani la adoperano in una vasta gamma di contesti, sia a proposito che a sproposito. Nella maggior parte dei casi ricorriamo a questa espressione quando ci riferiamo a una situazione specifica. Ad esempio, a un tizio è stato diagnosticato un tumore. Costui dice: “Sia fatta la volontà di Dio”. Con tali parole egli riconosce che la sua malattia rientra nella Provvidenza di Dio a suo riguardo e la accetta umilmente. Ma se ciò è più o meno chiaro quando si tratta di malattie, che dire nel caso delle malvagità commesse dall’uomo? Ad esempio, possiamo esclamare: “Sia fatta la tua volontà” di fronte alla notizia che 5.300 bambini palestinesi sono stati uccisi in cinquanta giorni di bombardamenti? Perché sarebbe come dire che Dio ha voluto che succedesse. Ma davvero Dio vuole questo? E se no, perché succede?
I Santi Padri sono sempre stati attenti a separare i due concetti di divina volontà e divina permissione
Partiamo col dire che i Santi Padri si sono premurati di distinguere i concetti di ‘volontà di Dio’ e ‘divina permissione’.
«Dovremmo credere fermamente che nulla accade al mondo senza Dio, e che tutto invece accade o per Sua volontà o per Sua permissione, vale a dire: Tutte le cose buone accadono per Sua volontà e con il Suo intervento, mentre il contrario si verifica unicamente perché Egli ha permesso che accada, allorché la protezione di Dio viene meno a causa della nostra impurità e durezza di cuore, ed Egli permette (senza mai però spingere in questo senso, N.d.A.) che il diavolo o le inique passioni carnali spadroneggino su di noi», scrive S. Giovanni Cassiano.
Giovanni Cassiano dunque opera un rigoroso distinguo tra la volontà di Dio e la Sua volontà permissiva. S. Giovanni Damasceno condivide lo stesso punto di vista: «Delle cose che dipendono dalla Divina Provvidenza, alcune avvengono grazie alla Sua benevolenza (volontà attiva), altre invece per Sua condiscendenza (volontà permissiva). In virtù della prima accadono tutte quelle cose che risultano come incontrovertibilmente buone; molte sono, invece, le forme nelle quali si manifesta la volontà permissiva di Dio». In seguito egli enumera diversi esempi di permissione divina: le afflizioni di cui soffrono i giusti, le tribolazioni dei santi, le avversità, volte a suscitare nell’animo di un altro uomo il desiderio di emulazione, la caduta in un’azione turpe, ecc.
Inoltre, chi oserebbe attribuire alla volontà di Dio i peccati e ogni genere di atti malvagi commessi nel mondo? Dio stesso afferma di detestare le opere empie degli uomini (Ap 2, 6). A questo punto ci imbattiamo inevitabilmente in un fattore molto importante, quale è quello del libero arbitrio dell’uomo. Perché Adamo è incorso nel peccato? È possibile che il Signore volesse realmente che ciò accadesse? E davvero lo volle? No! Fu Adamo a volerlo, non Dio. Tuttavia, Dio lo permise in virtù dell’inviolabilità del nostro libero arbitrio. A questo proposito S. Giovanni Damasceno dice:
«Delle cose che dipendono da noi, Dio fin da principio vuole e approva quelle buone. Quelle cattive egli non le desidera, né prima che siano commesse, né dopo, ma le permette in ragione del nostro libero arbitrio».
Dio ha permesso che il male accadesse in virtù dell’inviolabilità del nostro libero arbitrio
Se accettiamo l’ipotesi che Dio accondiscenda all’agire del male nel mondo, Egli ci sembrerà inevitabilmente un Essere terribile che gode della sofferenza e della morte della Sua creazione. «Perché Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi» (Sap 1, 13). Mentre l’Apostolo Giovanni il Teologo afferma esplicitamente che i principi su cui si fonda il mondo, cioè la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non esistono per volontà del Padre ma nascono dalla volontà dei figli degli uomini: «non viene dal Padre, ma dal mondo» (1Gv 2, 16).
È vero che il Signore ha detto: «Voi avrete tribolazione nel mondo» (Gv 16, 33). Ma una cosa è la tribolazione per amore di Cristo e della Sua dottrina, un’altra è la rovina dell’anima. Alla luce di ciò, anche sulle tentazioni occorre fare un discernimento. L’Apostolo Giacomo ha parlato di prove che rafforzano la nostra fede: «Considerate perfetta letizia, miei fratelli, quando subite ogni sorta di prove» (Gc 1, 2). È del tutto diverso quando le tentazioni rischiano di provocare la morte dell’anima. Perfino il Signore stesso ci ha comandato di pregare per essere liberati da queste spaventose tentazioni: “E non ci indurre in tentazione…”.
Nondimeno, nel mondo abbondano i tristi esempi della manifestazione della cosiddetta ‘volontà di Dio’:
-
Perché i monaci soccombono - quando vengono sedotti, quando si impiccano, si gettano sulle rocce, nel fuoco o nei pozzi? Davvero questa può essere la manifestazione della volontà di Dio?
-
Perché milioni di bambini non battezzati muoiono ancor prima di nascere? È questa la volontà di Dio?
-
Perché un gran numero di persone – compresi bambini e civili – perde la vita in infinite guerre o è vittima dei cosiddetti mali sociali? Anche questa è la volontà di Dio?
-
Perché giudici corrotti condannano a morte persone innocenti e assolvono i colpevoli, innescando così un numero infinito di azioni malvage? Forse che ciò, insieme a molte altre cose, può accadere in conformità della volontà di Dio?
Certo, non c’è alcuna volontà di Dio in tutto ciò, né può esservi – come molti santi hanno confermato. Tuttavia queste cose accadono. Ciò significa che accadono secondo qualche altro principio e norma spirituale. Ci troviamo qui di fronte alla volontà permissiva di Dio. Qualcuno forse ricorderà le parole del Salvatore: «Due passeri non si vendono forse per un soldo? Eppure neanche uno di essi cadrà a terra senza che il Padre vostro lo voglia» (Mt 10, 29). Non si sta dicendo che Dio favorisca la morte dei passeri, ma si sta parlando della Divina Provvidenza. Egli conta tutti i capelli del nostro capo ed è consapevole della morte di ogni uccello, per quanto piccolo esso sia. S. Giovanni Crisostomo avalla questo concetto:
«Pertanto, affinché essi non pensino – quando saranno uccisi e torturati – di essere stati abbandonati, Egli (il Signore, N.d.T.) ripropone l’argomento della Provvidenza divina. Cosa c’è infatti di più vile di loro?, afferma; eppure, essi non saranno presi senza che Dio lo sappia. Anzi, non potranno neppure essere catturati all’insaputa di Dio. Non dice che essi cadranno per intervento divino (ciò sarebbe indegno di Dio); ma solo che nulla accade senza che Egli lo sappia».
«E tuttavia neppure uno di loro (i passeri) cade nella rete senza Dio – certo non per Suo intervento, ma per Sua permissione» (Eutimio Zigabeno).
Chi sostiene che c’è il volere di Dio nella rovina delle anime e dei corpi dimentica le parole di Cristo: «Così il Padre vostro celeste non vuole che si perda neanche uno solo di questi piccoli» (Mt 18, 14). Non è volontà di Dio che questo accada, sta dicendo il Signore. Eppure accade comunque.
Lo Strumento eletto da Dio (S. Paolo, N.d.T.) aggiunge, a sostegno di questo concetto, che non c’è solo la volontà di Dio ma anche quella di satana, al quale il Signore permette di agire nel mondo. Scrive, nell’Epistola ai Tessalonicesi: «Perciò abbiamo desiderato una volta, anzi due volte, proprio io Paolo, di venire da voi, ma satana ce lo ha impedito» (1Tess 2, 18). Ma vediamo come il beato Teofilatto di Bulgaria interpreta questo passo:
«Che vai dicendo? Che satana impedisce? È vero, perché non era opera di Dio. Nell’Epistola ai Romani Paolo afferma che Dio ha posto un impedimento (Rm 1, 13.15.22), e Luca dice che lo Spirito Santo non glielo ha permesso (At 16, 6-7), e ancora nell’Epistola ai Corinzi Paolo sottolinea l’intervento dello Spirito (2Cor 1, 22). In questo caso, tuttavia, si dice semplicemente che è stata opera di satana, che interviene con forti e improvvise tentazioni, certamente con il benestare di Dio».
Non si potrebbe essere più convincenti. Sull’operato di satana nel mondo possiamo leggere quanto è scritto con maggiore dettaglio nel Libro di Giobbe.
Troviamo pertanto nelle Sacre Scritture e nei Santi Padri che questi due concetti vanno rigorosamente distinti e mai confusi l’uno con l’altro. Sulla base di quanto detto poc’anzi possiamo formulare due definizioni:
-
La volontà di Dio è ciò che Dio favorisce, ciò che Egli vuole e desidera e ciò che promuove. Si tratta generalmente di una buona azione e della cosa giusta da fare. «Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione» (1Tess 4, 3).
-
La permissione di Dio è ciò che Dio non desidera, ma permette che accada in forza di talune circostanze (di solito si tratta del libero arbitrio dell’uomo).
Dio non promuove mai il male. «Siate santi, perché io sono santo… perché io sono il Signore, il Dio vostro» (Lv 11, 44). Egli però può saggiamente convertire il male in bene e far sì che il male sia al servizio del bene. Comunque sia, Egli rimane sempre nemico del male. Il patriarca Giuseppe l’aveva espresso chiaramente: «Se voi avevate pensato del male contro di me, Dio ha pensato di farlo servire a un bene, per farlo avverare» (Gn 50, 20). In altre parole, Dio aveva permesso che accadesse. Infatti, quello che i fratelli di Giuseppe stavano facendo quando volevano ucciderlo (lo gettarono in una cisterna e lo vendettero in schiavitù) non potrebbe mai essere la volontà di Dio. Giuseppe etichettò gli atti dei suoi fratelli come male, e il male non può mai essere attribuito alla benevolenza di Dio. «Dio non permetterà mai che accada qualcosa di male a meno che non ne scaturisca molto bene» (San Paisios l’Atonita). Allo stesso tempo questo non esclude affatto una responsabilità da parte degli uomini: «Guai all’uomo per colpa del quale avviene lo scandalo!» (Mt 18, 7).
Pertanto, cerchiamo di non essere gente ottusa che, venendo a conoscenza di una qualche empietà, esclama automaticamente: “Sia fatta la volontà di Dio”. Il concetto di peccato che impera nel mondo non può in alcun modo essere identificato con la volontà di Dio. La volontà di Dio, ciò che è buono e perfetto (Rm 12, 2), non ha mai assunto sembianze empie o criminali. «Chi commette il peccato viene dal diavolo, perché il diavolo è peccatore fin dal principio» (1Gv 3, 8). Il mondo sprofonda nel male non perché lo vuole Dio, ma perché lo desidera l’uomo amante del peccato.